Nuova location dunque e qualche modifica tra grafica e simboli (viene introdotto “il piatto” ad indicare una cucina di qualità) per la guida riferimento di quel Taste Turism capace di muovere, secondo uno studio di JFC sui ristoranti stellati italiani, 282 milioni di euro come fatturato indotto generato sul territorio dai clienti di questi locali. Bei numeri e bel business, senza ombra di dubbio.
Vediamo allora quali sono le novità nel firmamento dell’alta ristorazione italiana che consolida le 3 stelle riconfermandole tutte, senza esclusioni: Piazza Duomo (Alba); Da Vittorio (Brusaporto); Dal Pescatore (Runate-Canneto sull’Oglio); Le Calandre (Rubano); Osteria Francescana (Modena); Pinchiorri (Firenze); Reale Casadonna (Castel di Sangro); La Pergola (Roma). Ottengono la seconda stella: Danì Maison di Nino di Costanzo a Ischia; Seta di Antonio Guida a Milano; Locanda Margon di Alfio Ghezzi a Trento; Terra di Heinrich Schneider in quel di Sarentino; Enrico Bartolini al Mudec di Milano. La vera novità di questa Guida Michelin 2017 è proprio lui che di stelle alla fine ne ha portate a casa quattro se si contano anche quella del Casual di Bergamo e la Trattoria Bartolini di Castiglione della Pescaia portate avanti con la collaborazione di Cristopher Carraro (la prima) e Marco Ortolani (la seconda).
8 tre stelle, 41 due stelle e 224 una stella: questi i numeri di un’edizione che ha anche assegnato due riconoscimenti, uno a Federico Galla della Locanda del Pilone di Alba come miglior giovane chef e uno al San Domenico di Imola per la qualità nel tempo.
In testa alla classifica delle regioni stellate italiane c’è la Lombardia con 58 riconoscimenti, seguita dal Piemonte e dalla Campania con 39, il Veneto con 35 e la Toscana con 34.
Tra le 36 nuove stelle, tra cui nessuna donna, dieci sono state assegnate a chef che hanno un’età inferiore ai 35 anni: segno di una nuova fase dell’alta cucina nazionale?