Sa di mare e vacanza, è legata al mito salutistico della cucina mediterranea (nonostante la schiera di detrattori anti-carboidrati). Ho fatto una piccola ricerca in base all’offerta dei canali TV che offrono format multinazionali ossia trasmessi in più Paesi. Il più celebre è senza dubbio quello del cake boss, Buddy Valastro, di cui abbiamo già avuto modo di parlare. La sua è una cucina italo americana, dove tutto è esagerato: ci sono come minimo 3 spicchi di aglio in ogni piatto, la quantità di basilico è una pianta intera e c’è sempre, regolarmente, il burro, dalla pasta alla norma alla bruschetta. D’altra parte lui è un pasticcere e il burro non lo toglie mai! Se volete deliziarvi con le ricette simil italiane di Buddy basta cercare Kitchen Boss su Youtube. La carne - devo ammettere - è gustosa, come ben sanno fare i carnivori americani. In Europa troviamo Jamie Oliver, anglosassone doc, che dichiara un amore immenso per la nostra cucina. A parte i soliti chili di aglio e qualche altra esagerazione, possiamo dire che in generale è abbastanza rispettoso dei principi e delle ricette originali, quelle più o meno codificate. Infatti non è sempre detto che esista un'unica ricetta codificata: sono molte le versioni famigliari e questo complica un po' la situazione. Jamie ha avuto l’umiltà di scegliersi due maestri italiani veraci: Gennaro Contaldo e Antonio Carluccio, che sono diventati anche due star della BBC con il programma “Two Greedy Italians”.
Antonio Carluccio è stato per anni manager e poi proprietario del Neal Street Restaurant in Covent Garden, dal in 1981 al 2006, ed è lì che Jamie Oliver ha iniziato la sua carriera professionale.
Gennaro ha avuto suoi ristoranti, ora gestisce quelli italiani di Jamie Oliver e appare nei suoi programmi di cucina italiana.
Entrambi di origine campana, sono autori di numerosi libri di cucina italiana in inglese. La domanda è: sono stati fedeli alle origini? La risposta è incerta. Sicuramente la base esiste, ma se, ad esempio, leggete la ricetta dell'amatriciana di Carluccio, ci sono varie cose che potrebbero far storcere il naso ai puristi: la cipolla, il vino e, per finire, i bucatini. Però questo è imputabile più alla mancanza di codificazione della cucina italiana, che così fa proliferare le libere interpretazioni.
Anche Jamie ha scritto un libro sulla cucina italiana che titola "Il mio viaggio in Italia". Se le ricette rispecchiano grosso modo lo spirito della nostra cucina, l’iconografia forse non rende onore a quella che è l’Italia di oggi, ma si richiama ad alcuni stereotipi. Molte foto hanno fatto indignare mia madre che ha bollato il libro con un: “Ma noi non siamo così! Dove è andato a pescare queste foto e questa gente?”.
Sfogliando le pagine, ci troviamo davanti a un turbinio di vecchie 500 Fiat, signore vestite di nero, uomini con la coppola: il ritratto di un Italia sognata e immaginata, da film.