Quante volte capita di sognare di nuovo gli esami di maturità o dell’università. Sogni in cui gli astanti si prendono gioco di noi, in cui risultiamo incapaci, o viceversa straordinariamente competenti.
Tutte le volte che si è sottoposti alla lente del giudizio altrui siamo un po’ tutti il bambino – piccolo e impotente – che guarda i grandi fare cose apparentemente impossibili.
Al contrario di ciò che comunemente si pensa, però, il bambino sin dalla nascita ha delle potenzialità infinite. Sono gli stimoli ai quali viene esposto che determinano lo sviluppo di competenze e abilità a discapito di altre, che gradualmente vengono messe da parte. È come se avessero un’innata capacità di ampliare il proprio mondo e di non abbandonarsi alla paura, al sentimento di impotenza e al dolore.
Semplicità, concretezza, immediatezza, puntualità uniti a un pizzico di furbizia, malizia e seduzione sono gli ingredienti per affrontare le situazioni più difficili. Rimanendo ancorati al presente e “sentendo il vento”, come direbbe un esperto navigante, senza lasciarsi sopraffare da esso, né cavalcandolo al di là della ragionevolezza. Rimanendo meravigliati rispetto a ciò che si compone dinanzi al nostro sguardo.
Non è infrequente che situazioni apparentemente impossibili, volgono a nostro vantaggio e viceversa situazioni che ci vedono sicuri e galvanizzati si risolvono con un nulla di fatto. Ciò perché non conosciamo mai fino in fondo le motivazioni dell’altro e difficilmente riusciamo a riconoscere le nostre. Occorre aver “fiuto” per cogliere i segnali di dove stia portando il vento. Occorre saper apprezzare quel pizzico di amaro in bocca che accompagna quasi sempre il confronto con gli altri. La delusione, anche solo delle aspettative, il sapere che, comunque, avremmo potuto fare di meglio. Uscire dal guscio e confrontarsi con il giudice, il professore, l’arbitro, il rivale, la persona che piace o si ammira, inevitabilmente porta a uno scarto tra ciò che si immagina e ciò che la realtà produce.
Ecco perché a tavola è necessario prepararsi a questi momenti con cura e attenzione. Concentrandosi sulle cose importanti e rimanendo leggeri. Coltivando il “fiuto” con odori freschi e la vista con colori vivaci. Abituando il palato al sapore acre del giudizio altrui.
Suggerimenti? Un antipasto di melanzane, mozzarella di bufala al basilico e zenzero e un secondo di alici marinate.
Per l’antipasto, è sufficiente cuocere le melanzane 2 o 3 minuti al massimo in acqua bollente aromatizzata con uno spruzzo abbondante di zenzero. Dopodiché, una volta scolate è sufficiente unirle ai dadini di mozzarella di bufala tagliata nella stessa misura delle melanzane. Una volta liberato il composto dei liquidi in eccesso (ci si può servire di uno scolapasta), si unisce all’olio evo e il basilico (a seconda dei gusti) e si posiziona il tutto all’interno delle formine. È sufficiente il tempo di una doccia, di un ultimo ripasso o di un semplice break perché gli ingredienti lasciati per qualche minuto in frigo si amalgamino e si presentino con la forma di un vero e proprio tortino.
Nello stesso piatto, o a parte, è possibile servire delle alici marinate, lasciate un paio d’ore immerse nell’aceto e nell’aglio.
Per dare croccantezza (e concretezza), al tutto è possibile spolverare le alici con delle nocciole tostate o con delle striscioline di sedano fresco e accompagnare l’antipasto con del pane di segale.
Fosforo, carboidrati e grassi a crudo in un mix di olfatto e gusto aiuteranno – con un impegno minimo – a ricordarsi le proprie qualità e sentirsi in grado di far tornare i conti.